Eccomi qui con la mia prima recensione cinematografica di quest’anno!
Ho sempre amato il cinema, penso di essere una delle poche persone al mondo ad aver visto più film di Gianni Canova!!! Per me il cinema è cultura, è arte allo stato puro e coinvolge altre mie passioni come la fotografia e la sceneggiatura. Credo che guardare film possa aprire la mente, far scoprire culture diverse, luoghi diversi, mondi a volte in cui ci sentiamo a casa ma anche mondi in cui non entreremmo mai.
In ogni recensione cercherò di consigliare film diversi tra loro come genere, in modo da accontentare un po’ tutti.
In quest’ultima versione, il protagonista, Hercule Poirot è interpretato dallo stesso Kenneth Branagh ed è affiancato da un cast stellare (come nel primo film di Lumet).
E così, per il mio personaggio preferito, quello di Linda Arden, la carismatica Lauren Bacall lascia il posto alla non meno magnetica Michelle Pfeiffer.
Mentre il personaggio di Greta Ohlsson interpretato da Ingrid Bergman, diventa Pilar Estravados interpretato da Penélope Cruz. Per quel personaggio Ingrid Bergman vinse l’Oscar come miglior attrice non protagonista ( il terzo della sua carriera) nonostante lo spazio a lei dedicato fosse davvero minimo.
In questa seconda versione ci sono inoltre altri grandi come Willem Dafoe, Johnny Depp e Judi Dench.
Ho tutti i libri di Agatha Christie, li ho letti e riletti. Posso affermare, senza pensarci troppo, che è l’ autrice di gialli che amo di più. Non ho mai trovato parità di bellezza tra un suo romanzo e i film che ne sono stati tratti. Li ho sempre ritenuti non all’altezza, ma in questo caso, devo ricredermi. L’ambientazione, la fotografia, la recitazione, i costumi… tutto è magistrale.
E così, penso si possa decisamente dire che Branagh è stato immenso, un po’ come i baffi che ha scelto di indossare per personificare Poirot e che hanno richiesto ben 9 mesi di studi sugli appunti della stessa Christie, per essere ideati.
La fine del film (e del romanzo ovviamente) mi ha commosso non poco… sarebbe davvero bello pensare a un mondo così, dove non regna solo l’individualismo e si pensa al dolore di qualcuno come a un male contagioso… ma che invece diventa un dolore comune, perché ciò che conta è far prevalere la giustizia! Chissà se nel 1934 le cose erano così… mi piace crederlo.
Inizia così, con un’inquadratura dell’esterno di un bar, the Place, che sembra emanare la stessa atmosfera ipnotica e la stessa solitudine del quadro di Hopper, ‘’Nighthawks‘’.
Un uomo all’interno di questo bar riceve la visita di tantissime persone. La domanda che pone è una e solo una ‘’ Che cosa saresti disposto a fare per ottenere quello che vuoi?’’
E così appare la figura di quest’uomo, che non dice molto ma che sembra portare il peso del mondo. Il peso dell’egoismo, il peso dell’ avidità.
Mi è piaciuto molto, rappresenta un po’ la scena dell’aereo e che se qualcuno ti chiedesse ‘’chi butti giù?’’ alla fine una scelta la dovresti per forza prendere.
Girato completamente all’interno, tutto ciò che avviene fuori lo immaginiamo tramite i dialoghi dei personaggi. Questa scelta, ritengo, stia a rappresentare il mondo interiore, l’anima.
L’egoismo nella maggior parte delle faccende della vita non ha pietà, così come nel film, dove l’essere umano si presenta per quello che è. È disposto infatti, per ottenere ciò che vuole, a rinunciare a se stesso… alla propria anima appunto.
Fantastica e originale l’idea tratta dalla serie americana ‘’The Both at the End’’ e la recitazione di tutti gli attori è sublime. Penso aspetterò un po’ di tempo e poi lo rivedrò, per coglierne maggiormente i dettagli.
Non ho colto solo la splendida amicizia tra le due protagoniste, ho cominciato ad intravedere nel film una sorta di contrapposizione tra il mondo femminile e quello maschile. Infatti la pellicola vuole dimostrare come certi comportamenti e preconcetti maschili possano penalizzare le donne nella vita di ogni giorno.
È un film che affronta diverse tematiche: i problemi familiari, la brutalità della violenza, il cambiamento interiore, la giustizia.
Un tema interessante è quello del cambiamento, Thelma da brava mogliettina succube diventa indipendente, mentre Louise che ha un passato macchiato da una violenza sessuale subita è come se all’improvviso decidesse di ribellarsi a un mondo malato a cui non sente di appartenere.
Le due amiche, a causa della crudeltà, diventano due criminali. Due criminali che catturano la simpatia degli spettatori, in quanto giuste.
Considero questo film un capolavoro del cinema degli anni ’90, e benchè siano passati 28 anni da quando è stato girato, è estremamente attuale.
Thelma & Louise, ormai, è considerato un classico cinematografico e ha ricevuto sei nominations agli Oscar, portandosi a casa la statuetta per la migliore sceneggiatura originale.
Il viaggio delle due donne diviene quasi simbolico trasformandosi in un percorso ad ostacoli in cui l’unica cosa che conta è la ricerca della libertà.
Anche se lo avete già visto, vi consiglio di rivedere questa pellicola capace di suscitare emozioni vere perché capace di farti vivere le cose in prima persona.
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Bellissima recensione continua così..sei bravissima
Grazie di cuore!
La profondita con la quale affronffronti generi cosi’ differenti e’ indice di una sensibilta’ genetica. Mi piace il tuo modo semplice ed efficace di scrivere senza perdere mai la visione di insieme. Hai il dono e il talento. Continua cosi”. Grande. Seguiro” tutti i tuoi post sempre felice di leggerti. Avrai capito che amo molto il cinema. Avrai una nuova lettrice. Per ora complimenti!